Conosco molti luoghi nel mondo nei quali le dimore non posseggono usci, altre le cui porte delle case non conoscono serrature: l’uso della serratura identifica, in un atlante mondiale del comportamento sociale, territori e luoghi ben definiti, che si estendono anche fuori dell’impero del capitale; è la “roba”che va protetta e difesa, è il “capitale” personale, frutto di tante fatiche ed invenzioni, che va salvaguardato, e ciò in società tra loro anche molto diverse ma nelle quali o la roba altrui è particolarmente ambita per l’impossibilità di averne della propria o in cui i! furto e la violenza rappresentano delle forme associative di lavoro e di divertimento.
Dietro la serratura sta generalmente nascota un’arma e la chiave che apre e chiude la porta è il lasciapassare di un’accoglienza amichevole, di un riconoscimento familiare.
Poche persone posseggono la stessa chiave, quelle che vivono e che frequentano la stessa casa: quale indovinata e terribile allegoria del sapere e del comunicare; l’ ”ospitalità” non è dunque mai universale, ma particolare e discrezionale, come una chiave Yale che sembra uguale a tutte le altre e che invece vi si differenzia per una diversa, più o meno feroce, dentatura.
